PRINCIPIO N. 4

Estratto dal libro “The CHINA STUDY” di T. Colin Campbell e Thomas M. Campbell

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MANGIARE CORRETTAMENTE: OTTO PRINCIPI IN FATTO
DI ALIMENTAZIONE E SALUTE

PRINCIPIO N. 4

I geni non determinano da soli la malattia: funzionano solo se vengono attivati o espressi e la nutrizione riveste un ruolo decisivo nel determinare quali geni, buoni o cattivi, debbano essere espressi.

Posso affermare con sicurezza che l’origine di ogni singola malattia è genetica.

I nostri geni sono il codice di tutto quanto avviene nell’organismo, nel bene e nel male. Senza i geni non ci sarebbe il cancro, né l’obesità, né il diabete o le cardiopatie. E senza i geni non ci sarebbe la vita.

Questo potrebbe spiegare come mai stiamo spendendo centinaia di milioni di dollari per scoprire quale gene possa causare una determinata malattia e come si possano ridurre al silenzio i geni a rischio. Questo spiega anche come mai ci siano giovani donne perfettamente sane che si sono fatte asportare i seni semplicemente perché sono state riconosciute portatrici di geni collegati al cancro al seno.

Così si spiega inoltre come mai nell’ultimo decennio la maggior parte delle risorse della scienza e della sanità siano state investite nella ricerca genetica. Solo alla Cornell University si sono raccolti cinquecento milioni di dollari per creare una “Life Sciences Initiative” (Iniziativa bioscientifìca) che promette «di “cambiare per sempre il modo in cui la ricerca bioscientifìca viene condotta e insegnata a livello universitario”. Qual è una delle principali istanze del programma? Subordinare tutte le discipline scientifiche all’onnicomprensiva sfera della ricerca genetica, la più grande impresa scientifica nella storia della Cornell University.

Buona parte di quest’attenzione per il fattore genetico non coglie tuttavia un elemento semplice ma decisivo: non tutti i geni si esprimono pienamente per tutto il tempo.

Se non vengono attivati o espressi, essi rimangono latenti a livello biochimicoe i geni latenti non sortiscono alcun effetto sulla nostra salute.
Questo è un fatto ovvio per la maggior parte degli scienziati e anche per i non addetti ai lavori, ma pochi colgono davvero l’importanza di questo concetto.

Cosa fa sì che determinati geni rimangano latenti e altri vengano espressi?
La risposta è: l’ambiente e soprattutto la dieta.
Per riprendere un’analogia già citata, può essere utile pensare ai geni come a semi: come ogni giardiniere sa, i semi non diventano piante se non dispongono di un terreno ricco di sostanze nutritive, di acqua e di luce solare.
Allo stesso modo, i geni non si esprimono se non trovano un ambiente adeguato.

Nell’organismo è l’alimentazione il fattore ambientale che determina l’attività genetica. Come abbiamo visto nel 3° capitolo, il consumo di proteine ha un profondo impatto sui geni che causano il cancro.
Nel mio gruppo di ricerca abbiamo imparato che potevamo innescare e disinnescare i geni cattivi semplicemente adeguando l’apporto di proteine animali.

Inoltre, i dati emergenti dallo Studio Cina rivelavano che gli individui che condividevano pressappoco lo stesso background etnico registravano tassi di incidenza di malattia estremamente vari. Si trattava di soggetti con un patrimonio genetico ritenuto simile, eppure erano colpiti da malattie completamente diverse, a seconda dell’ambiente in cui vivevano.
Decine e decine di studi hanno documentato che quando si emigra si assume lo stesso rischio di malattia del paese di accoglienza: i geni restano gli stessi, ma si cade vittima di queste malattie con un’incidenza rara nella popolazione di provenienza.
E per di più nel tempo abbiamo assistito a cambiamenti di incidenza così drastici che sarebbe biologicamente impossibile imputarli ai geni.
In venticinque anni la percentuale di obesità della nostra popolazione è raddoppiata, portandosi dal 15% al 30%. Inoltre il diabete, le cardiopatie e molte altre malattie del benessere erano rare fino a tempi recenti, e il nostro codice genetico non può essersi modificato in modo così radicale in soli venticinque anni, né ciò sarebbe possibile in cento o persino cinquecento anni.

Se dunque possiamo affermare che i geni sono decisivi per ogni processo biologico, abbiamo anche prove assai convincenti del fatto che è molto più importante l’espressione genetica e quest’ultima è controllata dall’ambiente, e in particolar modo dall’alimentazione.

Un’ulteriore follia della ricerca genetica è presumere che arrivare alla comprensione dei geni sia cosa semplice.
Recentemente, ad esempio, alcuni ricercatori hanno studiato la regolazione genetica del peso in una minuscola specie di vermi. Gli scienziati hanno esaminato 16.757 geni, disinnescando ciascuno di essi e osservandone gli effetti sul peso: ne è risultato che erano coinvolti ben 417 geni.
Come queste centinaia di geni interagiscano a lungo termine l’uno con l’altro e con un ambiente in continua trasformazione determinando l’acquisto o la perdita di peso resta un mistero incredibilmente complesso.
Goethe disse una volta: «In realtà si sa solo quando si sa poco; col sapere aumenta il dubbio».

L’espressione del nostro codice genetico rappresenta un universo di interazioni biochimiche dalla complessità quasi infinita.

Questo “universo” biochimico interagisce con molti sistemi differenti, compresa l’alimentazione, che di per sé rappresenta interi sistemi di biochimica complessa.
È mia impressione che con la ricerca genetica ci stiamo imbarcando in una gigantesca impresa volta a cercare scorciatoie nella natura, con il solo risultato di ritrovarci in mano ancor meno di quanto avessimo all’inizio.

Tutto questo significa forse che non attribuisco alcuna importanza ai geni? Ovviamente no.

Se si prendessero due americani che vivano nello stesso ambiente e li si alimentasse esattamente con la stessa dieta a base di carne per ogni singolo giorno di vita, non sarei affatto sorpreso se uno dei due morisse di infarto all’età di cinquantaquattro anni e l’altro di cancro all’età di ottanta.

E come si spiega questa differenza? Con i geni, e con la predisposizione che essi comportano.

Tutti noi affrontiamo differenti rischi di malattia dovuti ai nostri geni differenti.
Ma se è vero che non sapremo mai esattamente a quali rischi siamo predisposti, sappiamo invece come controllare questi rischi.
Indipendentemente dal nostro patrimonio genetico, possiamo tutti ottimizzare le nostre probabilità di esprimere i geni giusti fornendo all’organismo il miglior ambiente possibile, ovvero la migliore alimentazione.
Anche se i due americani dell’esempio dovessero essere vittime di malattie diverse in età differente, è del tutto possibile che entrambi possano vivere per un numero molto maggiore di anni con una qualità della vita più alta, se avranno seguito un’alimentazione ottimale.

Estratto dal libro “The CHINA STUDY” di T. Colin Campbell e Thomas M. Campbell

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